Mediazione familiare.

La mediazione familiare, intesa come approccio alternativo alle dispute fra individui in materia familiare, nasce dall’esigenza comune in tutti gli Stati europei di tutelare diversamente le relazioni familiari, tenendo in prevalente considerazione il diritto superiore del fanciullo ad una bigenitorialità condivisa; la genitorialità infatti è una funzione autonoma e diversa dalla coniugalità e pertanto l’obiettivo è quello di aiutare le parti, che rimarranno sempre genitori nonostante la rottura del loro legame di coppia, a riorganizzare in prima persona la futura vita familiare nel pieno rispetto della legge e del superiore interesse dei figli a mantenere rapporti equilibrati con entrambi i genitori.

La legge n. 54/2006, riformando l’articolo 155 sexies del c.c., ha disposto che il giudice può, all’esito del tentativo di conciliazione, informare le parti circa la possibilità di intraprendere un percorso di mediazione familiare per trovare accordi per la tutela dell’interesse morale e materiale dei figli. Ma chi è il mediatore familiare? E’ un terzo imparziale, rispetto alla coppia, che ha l'obiettivo di sostenere la stessa durante la fase della separazione e del divorzio. Durante il percorso di mediazione familiare, il mediatore si propone come una risorsa specifica, alternativa al sistema giudiziario, che favorisce la negoziazione di tutte le questioni relative alla separazione o al divorzio. La coppia è incoraggiata dal mediatore a “strutturare” gli accordi che meglio rispondono alle esigenze di tutti i componenti del nucleo familiare, divenendo così protagonista nella gestione del proprio conflitto ed indirizzando le proprie risorse con l’obiettivo trovare un dialogo che risulti il più possibile funzionale ai cambiamenti che si prospettano per tutta la famiglia. Verranno affrontati sia gli aspetti emotivi (affidamento dei figli, continuità genitoriale, comunicazione della separazione al nucleo familiare, etc.) che quelli più strettamente materiali (divisione dei beni, determinazione dell'assegno di mantenimento, assegnazione della casa coniugale, etc.). All’interno di uno spazio neutrale l’intervento resta circoscritto al raggiungimento degli accordi, con il rispetto della complessità degli eventi storici e relazionali della famiglia. L’obiettivo sarà dunque quello di offrire agli ex coniugi un contesto, autonomo rispetto all’ambiente giudiziario, dove poter raggiungere accordi concreti e duraturi su decisioni che riguardano la loro relazione genitoriale e quella con i loro figli (come l’affidamento e l’educazione dei minori). Quanto affermato consente di comprendere come il compito del mediatore sia quindi finalizzato a restituire alle parti la capacità di decidere in prima persona; imparare a gestire la vita futura fra i membri della famiglia la quale, anche se destrutturata dalla vicenda separativa della coppia, non smetterà di esistere. I figli dovranno infatti crescere serenamente mantenendo legami familiari indispensabili con entrambi i genitori. Saranno, pertanto, questi ultimi a dover ricostruire responsabilmente il loro legame genitoriale, riconoscendosi l’un l’altro ruoli, capacità educazionali e di cura attraverso accordi equi e mutuamente accettabili, così da poter essere rispettati e durare nel tempo. L’approccio è di tipo interdisciplinare; ci si potrà affidare a diverse figure professionali (psicologo, avvocato e servizi sociali) potendo così avvalersi della collaborazione sinergica delle stesse. Infine si ricorda che la mediazione familiare può essere esercitata all'interno di istituzioni pubbliche e private e attraverso l'attività libero professionale.